Autore: Alfonso Vaccari e Nicola Vaccari
Sinossi:
È un racconto autobiografico, che gli autori hanno voluto scrivere per omaggiare uno dei più bei ricordi della loro fanciullezza. Tutti i fatti qui narrati sono realmente accaduti; la storia si svolge negli anni 70, in una città di provincia romagnola: Forlì. A quell'epoca gli autori, gemelli, avevano poco più di tredici anni e vennero ad abitare in una palazzina, con la madre, in una via del centro: Via Francesco Nullo al n. 80.
Un giorno i due gemelli, giocando spensierati nel terrazzo della loro stanza, per caso si accorgono di uno strano vecchietto dirimpettaio, aggirarsi nudo nella sua stanza con la finestra aperta. Lo sconcerto e l’incredulità dei due ragazzi è tale che decidono di cominciare a tenere d’occhio quell'impudico anziano. Il vecchio abitava in una vecchissima casa poco distante dal terrazzo dei due gemelli. Era una costruzione obsoleta e la finestra da dove appariva il misterioso vecchietto era proprio di fronte, ben visibile. Alfonso e Nicola iniziarono da quel giorno a spiare quell'uomo anziano, deridendolo e ritenendolo davvero strano e folle. Come poteva avere il coraggio di esporsi completamente nudo tenendo la finestra aperta? Cominciò per loro un vero e proprio gioco divertente ed eccitante: quello di spiarlo e di scoprire chi fosse! Presto vennero a sapere che quell'uomo era da molti soprannominato “Capaltin”, che in dialetto romagnolo era sinonimo di trasandato, lacero, vestito di stracci. Di fatti così era vestito quel povero vegliardo, solo e dimenticato. Continuarono a spiarlo e a seguirlo per giorni e giorni, senza risparmiarsi il sollazzo di cominciare anche a fargli degli scherzi per vedere come avrebbe reagito. Iniziarono anche gli appostamenti e gli inseguimenti. Notarono pur tuttavia, la bellezza dei tratti del vecchio. Qualcosa di lungimirante era nel suo sguardo dagli occhi turchesi.
Alfonso e Nicola, avvicinano anche un poveraccio… un arcigno beone, che abitava nella stessa vecchia palazzina di Capaltin. Da lui vengono a sapere che era un ingegnere, ritenuto folle, pazzoide, inventore di fantomatici “pozzi capto diffusori”. Nasce fra i tre un rapporto quasi complice. Sino a quando Alfonso e Nicola non trovano finalmente il coraggio di fermare il misterioso ingegnere per strada e di parlargli a faccia a faccia per la prima volta! Lo stupore e l’emozione sono immensi per entrambe le parti. Capaltin non pare per nulla turbato e ostile, anzi, con loro sorpresa, inizia a dialogare con i gemelli parlando della vita e dell’importanza dello studio con grande saggezza. E poi, straordinariamente svela a loro il segreto della sua grande ma inascoltata invenzione. Il rapporto col vegliardo tuttavia continua ad essere conflittuale, ma di ostinata complicità, sino a che il finale del libro non mostrerà ciò che di più impensato e assolutamente umano andrà a smuovere le coscienze dei due ragazzi.
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